Siamo abituati a considerare, senza soffermarci a pensare troppo quando ci viene presentata la seguente parola, il ‘denaro’ come qualcosa di ben preciso: una ‘quantità’, per dirla molto allo stato grezzo, che ci permette di ottenere qualcosa, che si tratti di un oggetto materiale o di un servizio o di altro, il cui ‘valore’ corrisponde a quella quantità stessa.
Prima che possiate cominciare a farvi venire dei dubbi sulla veridicità del titolo che avete appena letto, no, non vi preoccupate, questo articolo non è un trattato sul valore materiale del denaro in stile marxiano, e non è nemmeno una riflessione astratta sul valore morale dei soldi o altro. Ma, per cominciare a parlare di criptovalute e di Bitcoin, è necessario che partiamo con il prendere coscienza di questo concetto così tanto radicato in profondità nella società e nell’immaginario comune.
Al giorno d’oggi, nel ventunesimo secolo, non siamo già più abituati ad associare il denaro ad un’entità fisica, tangibile, come possono essere le banconote o le monete, come poteva essere il caso per le generazioni a cui appartenevano i nostri nonni o genitori. Già da alcuni decenni, infatti, sono stati introdotti sistemi di gestione e scambio valute informatizzati (carte di credito, bancomat, bonifici, ed altri). Ma, nonostante ciò, radicato è rimasto il concetto di valuta: una ‘forma’ di denaro validata e distribuita da entità governative. Può cambiare a seconda della zona (vedi il dollaro, l’euro, eccetera) ma il concetto rimane lo stesso, tant’è che ogni valuta ha un valore equivalente (soggetto ad inflazione) nelle altre valute riconosciute nei vari Paesi.
In questo mondo dell’economia con radici così radicate, dove si posizionano le criptovalute? Qual è il senso, ad esempio, di comprare Bitcoin?
Una criptovaluta, come suggerisce il termine, è una specie di valuta digitale alla quale corrisponde anche un valore monetario, per così dire, tradizionale, anch’esso soggetto a fluttuazioni di inflazione come le sue controparti governative. Un po’ a metà tra valuta ed oggetto con valore proprio, Bitcoin e compagnia rappresentano un grande punto interrogativo nel futuro dello scambio di denaro.
All’apparenza, parrebbe che ciò che ha spinto così tante persone a comprare Bitcoin negli ultimi anni sia stato il loro altissimo (e poi basso, e poi alto, eccetera) valore corrispondente in dollari tradizionali; ma ormai da tempo si discute a proposito dell’introduzione delle criptovalute come forme di denaro standard, quindi accettate come forma di pagamento di beni di qualunque tipo.
A differenza delle valute governative tradizionali (Euro, USD, eccetera), le criptovalute non dipendono da nessun ente superiore all’usuario: si tratta di un sistema aperto, i cui movimenti sono visibili al pubblico. Già questo rappresenta un cruccio per chi pensa di farle diventare ‘mainstream’: sorgono tante domande relative alla sicurezza e a molto altro.
Inoltre, è difficile immaginare un futuro in cui qualsiasi forma di pagamento non sia sotto il controllo di enti centralizzati: ne dipendono non solo tantissimi meccanismi di funzionamento del mercato e del lavoro, ma anche l’informazione e l’educazione del pubblico rispetto ai concetti base dell’economia mondiale. Quale sarà il futuro delle criptovalute? Varrà ancora la pena comprare Bitcoin? Lo scopriremo, a quanto pare, negli anni a venire, seguendo le ulteriori speculazioni su questo mercato.