Il terrore dei pagliacci è una fobia molto comune nota come il termine inglese coulrophobia. I sintomi possono essere lievi, ad esempio quello di provoca irrequietezza e ansia da lievi a moderate ogni volta che vediamo un clown, ma possono esserci anche forme più serie. Inoltre, la coulrofobia tende a durare a lungo, è una fobia che inizia nell’infanzia e persiste fino all’età adulta.
C’è una spiegazione biologica per la sfiducia nei clown?
In effetti, alcuni psicologi e antropologi affermano che le immagini dei clown innescano alcune delle nostre risposte universali a determinati stimoli sociali.
Ad esempio, uno studioso del Center for Anxiety and Trauma Disorders al Maudsley Hospital di Londra, afferma che “è comune che qualcosa che è diverso, non familiare e inquietante causi paura“.
In effetti, uno studio condotto dall’Università di Sheffield nel 2008, che includeva 250 bambini di età compresa tra 4 e 16 anni, ha rilevato che a tutte le fasce d’età non piacevano i pagliacci.
Lo scopo dello studio era di migliorare la decorazione di un reparto di ospedale per bambini e ha permesso di vedere che se le pareti delle stanze fossero decorate con immagini di pagliacci, ciò potrebbe causare irrequietezza e ansia nei piccoli pazienti. I risultati sono stati ulteriormente esaminati e si è concluso che la sensazione di paura e disagio derivasse da una “familiarità indefinita”.
Un sorriso non può essere per sempre
Cosa significa in pratica? Nella comunità scientifica c’è un ampio consenso sul fatto che la coulrofobia nasca perché non è possibile sapere esattamente cosa nascondano il trucco colorato e le caratteristiche facciali sproporzionate dei clown.
Queste caratteristiche consentono ai clown di adottare una nuova identità e di non conformarsi a certi modelli sociali che non sarebbero possibili altrimenti nella vita “normale”.
Sigmund Freud ha già scritto un concetto che afferma che qualcosa di noto ma allo stesso tempo stranamente insolito provoca il rifiuto e produce una sensazione disturbante e contraddittoria: la dissonanza cognitiva.
Questo concetto può essere applicato anche ai pagliacci. Secondo uno psichiatra della Harvard Medical School, il sorriso permanente e orribile può produrre dissonanze cognitive nelle nostre menti: “La nostra mente interpreta che i sorrisi sono generalmente positivi ma tuttavia, non è possibile sorridere sempre, perché se è così, qualcosa non va. Grazie al comportamento delle persone possiamo interpretarli ma se l’aspetto o il loro comportamento non cambia, diventano terrificanti”.
Il ruolo degli stimoli sociali
Nonostante quanto detto e sebbene sia vero che l’aspetto e le immagini dei pagliacci possono produrre una naturale sensazione di diffidenza e ansia, nella coulrofobia anche determinati stimoli sociali possono influenzare e intensificare il terrore.
Per molti, un buon esempio di ciò è l’eccellente e allo stesso tempo terrificante interpretazione di Tim Curry nel suo ruolo di clown Pennywise nella serie televisiva di Stephen King “It” nel 1990. La nuova recente versione del capolavoro “It” ha portato nuovamente a galla quel terrore nei confronti dei clown che pensavamo sopiti.
Negli Stati Uniti si è addirittura diffuso un movimento noto come “pagliacci inquietanti”, i cui partecipanti si dedicano a travestirsi da pagliacci e stare in strada per spaventare la gente.
Le fobie, si sa, sono spesso difficilmente comprensibili e dovute a traumi del passato oppure a convenzioni sociali. Questa, forse, lo è un po’ meno malgrado i pagliacci facciano da sempre parte di ogni esibizione al circo e malgrado siano da sempre visti come amici dei più piccoli. Al giorno d’oggi poi, anche l’uso intensivo che facciamo dei social, contribuisce a bombardarci con immagini che potrebbero darci fastidio come può essere quella dei pagliacci.
Qualcuno che ha bisogno di camuffare e mascherare la propria identità potrebbe avere qualcosa da nascondere e non ci convince pienamente.
E noi, nel nostro inconscio, lo sappiamo e ne siamo spesso terrorizzati.